Uno studio multicentrico italiano coordinato dal Dipartimento di Geriatria dell’Università di Parma, segnala che l’uso prolungato di inibitori della pompa protonica si associa, nei pazienti anziani, a un aumento del rischio di mortalità.
I dati si riferiscono a 491 pazienti ultra65enni (età media 80 anni, 46% maschi) dimessi da 11 reparti di degenza ospedaliera per acuti e da 3 reparti di lungodegenza nel trimestre aprile-giugno 2007. Gli esiti primari considerati erano la mortalità e la combinazione di mortalità e riospedalizzazione.
Per valutare un eventuale dose-dipendenza degli esiti è stata stabilita a priori la definizione di basse o alte dosi giornaliere di inibitori della pompa protonica (basse dosi: omeprazolo 10-20 mg, pantoprazolo 10-20 mg, lansoprazolo 15 mg, rabeprazolo 10 mg, esomeprazolo 20 mg; alte dosi: omeprazolo 40 mg, pantoprazolo 40 mg, lansoprazolo 30 mg, rabeprazolo 20 mg, esomeprazolo 40 mg).
E’ stato individuato a un gruppo di controllo formato di 317 pazienti di pari età che non avevano assunto la classe di farmaci indagati. Rispetto a tale gruppo, i pazienti trattati con inibitori della pompa protonica avevano un carico significativamente maggiore di comorbidità (CIRS comorbidity score >0,001). Dopo correzione per i fattori di confondimento, la probabilità di decesso entro un anno era significativamente maggiore nel gruppo di trattamento rispetto al gruppo di controllo (tasso 18,4% vs 10,4%; hazard ratio 1,51, limiti di confidenza al 95% da 1,03 a 2,77), specie in coloro che erano stati esposti ad alte dosi (hazard ratio 2,59, limiti di confidenza al 95% da 1,22 a 7,16). Non risultava invece significativamente diverso tra i due gruppi l’esito composito di morte e nuovo ricovero (hazard ratio 1,49, limiti di confidenza al 95% da 0,98 a 2,17). L’analisi relativa i singoli inibitori della pompa protonica, che è stata possibile per ragioni di numerosità campionaria solo per l’esomeprazolo e il lansoprazolo, non ha evidenziato un maggior rischio con uno dei due farmaci.
Lo studio non fornisce un’interpretazione certa sull’aumentato rischio di decesso a breve con l’uso degli inibitori della pompa protonica, né questo era il suo obiettivo. Si ipotizza una modificazione della flora batterica favorita dalla soppressione della secrezione gastrica acida. Sono comunque necessarie ulteriori approfondimenti per chiarire i meccanismi con cui questa classe di farmaci può incidere negativamente sulla sopravvivenza. Poiché l’uso degli inibitori della pompa cronica è notevolmente cresciuto negli ultimi anni, è necessaria nel frattempo una certa cautela con la terapia a lungo termine dell’anziano.
Fonte: Maggio M, Corsonello A, et al. Proton pump inhibitors and risk of 1-year mortality and rehospitalization in older patients discharged from acute care hospitals. JAMA Intern Med 2013; doi:10.1001/jamainternmed.2013.2851